domenica 9 ottobre 2016

Intervista esclusiva con i ragazzi del blog "Calcio Islandese e Faroese" !

Giovedì scorso le nazionali di Islanda e Finlandia si sono affrontate in una gara valida per le qualificazioni ai mondiali del 2018. Sappiamo tutti com'è finita (3-2 per l'Islanda quando, fino all'89', era la Finlandia a condurre 2-1), ma al di là del risultato questa è stata l'occasione per contattare i nostri "colleghi" del blog (con annessa pagina Facebook) "Calcio Islandese e Faroese". Ne è uscita una gran bella intervista, che riporto integralmente qui sotto. Buona lettura!

I nostri Blog sono stati avversari per la seconda giornata di qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. È stata una gara molto divertente, che l’Islanda è riuscita a portare a casa nei minuti finali. Come avete visto l’Islanda in questo match e, più in generale, riuscirà secondo voi a ripetere l’exploit dell’europeo qualificandosi anche per il mondiale?

Giovedì è stata sicuramente una bella serata al Laugardalsvöllur. I ragazzi sono entrati in campo nella giusta maniera e cercando di tenere un buon possesso palla. Nonostante ciò, la Finlandia è stata brava nell’aspettarci e nello sfruttare la prima grande occasione che ha avuto nel match. Probabilmente gli unici due errori che abbiamo commesso sono stati nelle due reti subite; errori più di reparto che di singoli giocatori, ma stiamo lavorando bene in questi giorni e siamo pronti a non commetterli nuovamente in futuro. Il secondo gol è stato, comunque, un po’ fortuito, e certamente non possiamo prendere un goal del genere e lo sappiamo bene. Tuttavia, siamo stati bravi nel crederci fino alla fine. Le partite durano 95 minuti ed è un tempo più che sufficiente per poter portare a casa il bottino pieno. Più in generale, siamo molto contenti per la prestazione della squadra e per il ritorno di Björn Bergmann Sigurðarson nel gruppo. Mancava ormai dal 2012 e nonostante la sua convocazione sia stata accolta con un po’ di malumore, è stato bravo Heimir Hallgrímsson che ha deciso di inserirlo tra i titolari per farlo sentire importante, come è giusto che sia. Le possibilità di qualificarci ai Mondiali, dopo aver partecipato agli Europei, chiaramente ci sono tutte. Il gruppo è cresciuto molto in termini di esperienza, anche con le rispettive squadre di club dove i ragazzi giocano tuttora. Allo stato attuale siamo completamente concentrati su questo girone di qualificazione e se vogliamo continuare a far parlare di noi e a rendere orgogliosa la gente islandese, abbiamo una sola strada da percorrere. Il girone è molto equilibrato: il Kosovo è una nazionale che ha buoni elementi a disposizione, noi conosciamo bene Avni Pepa che gioca nell’ÍBV, la Finlandia l’abbiamo appena affrontata, la Turchia l’abbiamo vista anche nelle precedenti qualificazioni e ha aggiunto al gruppo dei giovani molto forti, Emre Mor su tutti. L’Ucraina, che abbiamo affrontato nella prima gara, è una nazionale sempre molto difficile da affrontare e la Croazia è ormai annoverata tra le grandi. Sarà un girone che probabilmente si deciderà nelle ultime giornate, se non proprio nell’ultima.  

I punti di forza dell’Islanda sono gli stessi che abbiamo visto agli ultimi Europei? O c’è dell’altro che ancora non sappiamo della formazione di Hallgrímsson e che magari ci verrà svelato nei prossimi match? Qualche giovane in rampa di lancio, magari, oppure delle nuove innovazioni tecnico-tattiche…?

L’Islanda ha una propria mentalità e un’identità di gioco ben definita. Sicuramente contro squadre che tendono a chiudersi, cercheremo di avere più possesso palla rispetto al passato, ma noi siamo una nazionale che entra in campo prevalentemente per lottare. Due giocatori molto importanti nello scacchiere tattico di Heimir Hallgrímsson, sono i due attaccanti Kolbeinn Sigþórsson e Jón Daði Böðvarsson. Il primo fa un lavoro di sponda molto importante, protegge e difende bene la palla ed è molto utile negli inserimenti dei centrocampisti, Gylfi Þór Sigurðsson in particolare. Il secondo è il classico giocatore che agli osservatori neutrali potrebbe non piacere, ma che è di vitale importanza. Il suo ruolo in campo è quello di correre per tutta la durata del match senza mai fermarsi, girare intorno a Kolbeinn Sigþórsson, tornare in difesa ad aiutare i compagni e fare a sportellate non solo con i difensori avversari, ma con qualsiasi giocatore si ritrova di fronte. Il cosiddetto “lavoro sporco” di Jón Daði Böðvarsson, ci permette di essere sempre in superiorità numerica nelle varie zone del campo, dove si concentra il gioco. Tuttavia, Kolbeinn Sigþórsson non è stato convocato in queste gare di qualificazione ai Mondiali perché ha ancora dei problemi al ginocchio, ed è stato costretto a saltare anche la precedente sfida con l’Ucraina.  Jón Daði Böðvarsson è stato convocato, ma ha ancora qualche problema, non a caso ha saltato il match con la Finlandia.
Con i giovani siamo messi molto bene. Martedì abbiamo una sfida cruciale contro l’Ucraina, per le qualificazioni agli Europei del prossimo anno in Polonia. Anche Eyjólfur Sverrisson sta facendo un grande lavoro, è stato un giocatore molto importante della nazionale e tutta la sua esperienza può solo far bene ai ragazzi. Alcuni di loro sicuramente troveranno posto nella nazionale maggiore, mentre per altri ci sarà il solito problema che tutti i CT vorrebbero avere. L’Islanda dall’esterno viene vista con sorriso per via dei suoi “pochi” abitanti, quindi la domanda che tutti si fanno è: come è possibile trovare tanti bravi giocatori per formare una nazionale competitiva? C’è da dire che Heimir Hallgrímsson può contare su un gruppo di almeno 35 – 40 validi calciatori, oltre a coloro che vengono puntualmente convocati, che farebbero sicuramente al caso di molte selezioni di altri paesi. Se pensiamo che Viðar Örn Kjartansson non è stato convocato per gli Europei, come Haraldur Björnsson, Solvi Geir Ottesen Jonsson, Hólmar Örn Eyjólfsson, Hallgrímur Jónasson, Ólafur Ingi Skúlason, Rúrik Gíslason o giocatori come Kristinn Jónsson e Diego Johannesson Pando o Björn Daníel Sverrisson e Kristinn Steindórsson o Matthías Vilhjálmsson e Arnór Smárason, che non entrano quasi mai nel gruppo, se non per le varie tournée invernali, rende l’idea del valore dei soliti noti che vengono puntualmente chiamati in causa. Sicuramente nell’Under21 ci sono giocatori che faranno al caso della nazionale maggiore come i quattro di difesa, Oliver Sigurjónsson a centrocampo o Elías Már Ómarsson e Albert Guðmundsson in attacco, senza trascurare i tre portieri, ma è sempre complicato fare delle scelte.

La federazione islandese (KSÍ) ha fatto un lavoro incredibile per far crescere il movimento calcistico nel paese, culminato con la qualificazione ai quarti di finale di Euro 2016, e anche le squadre giovanili non sono da meno (l’under-21 è prima nel suo girone di qualificazione all’europeo di categoria). Raccontateci brevemente i principali interventi svolti in questi ultimi anni nel paese, sia in termini tecnici che logistico/organizzativi.

La federazione calcistica islandese ha fatto un grande lavoro negli ultimi anni. Una prima svolta ci fu negli anni ’90 quando uno studio rivelò i problemi di alcolismo e tabagismo nella maggior parte dei giovani locali. Da qui l’idea di puntare sullo sport per debellare le due piaghe sociali. Nel 2002, sull’isola c’era un solo campo da calcio coperto. Oggi l’Islanda può contare su undici campi al coperto riconosciuti ufficialmente dalla federazione, campi dove sono nati calcisticamente parlando i vari Gylfi Þór Sigurðsson e Kolbeinn Sigþórsson, oltre a venti campi sintetici e più di cento campi da calcetto, costruiti in tutto il paese. Proprio in questi giorni, all’Egilshöll si è allenata la nazionale e si è disputato un match molto divertente tra le tifoserie organizzate dell’Islanda e della Finlandia, che oltretutto ha visto vincere i padroni di casa anche qui, per sei reti a uno. Le strutture di qualità, naturalmente, sono state affiancate da una formazione molto accurata. Gli allenatori per poter fare il loro lavoro in Islanda, devono avere la licenza Uefa B, e attualmente sono circa 700 ad averla e sono tutti ben pagati. Non a caso, se vuoi avere un confronto sul calcio giovanile in Islanda con la gente del posto, in molti arriveranno prima o poi a dirti che ci sono più possibilità che un bambino sia allenato da tecnici professionisti in Islanda, rispetto ad un qualsiasi altro stato al mondo. La passione e l’orgoglio degli islandesi hanno poi fatto il resto. Recentemente, Geir Þorsteinsson ha ricevuto un’offerta dalla EA Sports per introdurre la nazionale islandese all’interno di FIFA17, ma è stata immediatamente rifiutata e giudicata ridicola. Un’offerta troppo bassa non avrebbe portato alcun beneficio all’interno della federazione e un prodotto che funziona così bene, come quello islandese, non poteva essere ceduto “gratis” secondo il presidente della KSÍ.

Come avete visto dall’esterno la nazionale finlandese che avete affrontato giovedì? Credete che in futuro possa qualificarsi ad una fase finale di una grande competizione?

La nazionale finlandese ha grandi individualità all’interno della propria rosa. Ha giocatori di grande esperienza come Lukáš Hradecký e un signor difensore come Niklas Moisander, che ha vestito maglie molto importanti in Olanda e che ha giocato in Italia con la maglia della Sampdoria, Teemu Pukki è un attaccante per certi versi simile al nostro Alfreð Finnbogason, per non parlare della stella del futuro, ma sicuramente anche del presente, Joel Pohjanpalo. Giovedì ci aspettavamo qualcosa in più dalla Finlandia, ma nel complesso non si può dire nulla ad una squadra che fino a pochi istanti dal termine si trovava in vantaggio contro una nazionale che non perde tra le mura amiche dal 2013. Probabilmente sì, anche la Finlandia arriverà a qualificarsi per una manifestazione importante, Europei o Mondiali che siano. Tra l’altro, ci sono nuove regole per la qualificazione agli Europei, e in più verrà introdotta la Nations League che potrebbe aiutare in questo senso.

In Finlandia il calcio non è lo sport principale, soppiantato da altre discipline come l’hockey su ghiaccio. In Islanda invece, complici anche gli ultimi risultati, si è creata un’empatia incredibile tra la nazionale e l’intera popolazione.  Come potete spiegarci questo incredibile fenomeno sociale?

In Islanda la nazionale di calcio, ma anche di qualsiasi altro sport, è vissuta come più di una semplice selezione. La gente tratta i propri beniamini come degli eroi nazionali, i Tólfan (sostenitori della nazionale islandese che in italiano significa “dodici” ed è facile intuire il motivo della scelta di questo nome) seguono l’Islanda in ogni parte del mondo e crediamo che in Francia un po’ si sia visto tutto l’affetto per i nostri colori. Lo sport nazionale fino a poco tempo fa era la pallamano. Chissà, forse lo è ancora, forse lo è il calcio. Noi un’idea ce la siamo fatta: l’Islanda non ha un vero e proprio sport nazionale. Tutti gli sport, maschili e femminili, sono ormai molto seguiti ed è molto semplice reperire notizie di ogni tipo. Sicuramente il calcio, la pallamano e il basket hanno grande rilevanza all’estero, ma anche nella pallavolo si iniziano a intravedere buoni risultati e persino nelle freccette! Ebbene sì, la squadra nazionale islandese di freccette è stata impegnata nella WDF Europe Cup 2016, nel girone che comprendeva anche Germania, Malta e Lussemburgo. Per concludere, i calciatori stranieri che vengono in Italia, soprattutto i sudamericani, considerano il campionato italiano come l’università del calcio. Dunque converrai con noi che niente ci impedisce di etichettare l’Islanda come l’università dello sport. 

Credete che il modello-Islanda possa essere replicato anche per gli altri paesi del nord Europa (Danimarca, Norvegia etc.), attualmente abbastanza in difficoltà a livello di squadre nazionali?

Ci vuole grande programmazione, voglia di non arrendersi mai e tanto tanto entusiasmo. Questi sono in realtà i nostri piccoli segreti. Credo che anche Danimarca e Norvegia, restando nella nostra Scandinavia, o qualsiasi altro stato al mondo possa replicare il nostro “modello”. Alla base di tutto, però, deve esserci quanto detto poco fa. Tuttavia, sarebbe un sogno per tutti noi, assistere un giorno ad un campionato europeo e/o mondiale con tutte le nazionali scandinave partecipanti. Obbiettivo dichiarato, oltre che semplice sogno.

Se la nazionale va alla grande, le squadre di club islandesi stentano ancora ad affacciarsi alle fasi a gironi delle competizioni UEFA. Ritenete che questo gap possa colmarsi negli anni a venire oppure ci aspettano altre eliminazioni nei turni preliminari?

Nel 2014 lo Stjarnan è andato molto vicino alla qualificazione alla fase a gironi di Europa League, venendo eliminata dall’Inter nei playoff, anno in cui vinse uno storico campionato da imbattuto. Sicuramente è l’ultimo step che l’Islanda, più che altro i vari club islandesi, devono compiere in questi anni e crediamo che presto potrebbero riuscirci. Confrontandoci anche con diversi esponenti del calcio islandese, Il problema principale è che sull’isola non c’è un vero e proprio campionato professionistico. I migliori giocatori, tra l’altro, vanno a giocare all’estero in campionati più competitivi e questo crea delle difficoltà nelle società, che comunque sono consapevoli di questo “rischio”. La Pepsideild è diventata sempre più equilibrata in questo periodo ma magari, malgrado questi “problemi”, per vedere una squadra islandese alla fase a gironi di una delle due competizioni europee, potrebbe mancare meno di quanto in realtà ci aspettiamo.  

Cosa ha spinto dei ragazzi italiani ad aprire un blog sul calcio islandese e faroese e quanti sono i collaboratori che fanno parte della redazione?

Il blog inizialmente è nato come un semplice passatempo estivo: agli esordi si occupava soltanto del massimo campionato islandese (Pepsideild), e delle competizioni internazionali riguardanti club e nazionali islandesi. Successivamente, il blog si è aperto anche alla seconda divisione islandese (Inkassodeild) e al campionato faroese (Effodeildin). Pian piano sono aumentati quindi anche gli articoli da scrivere e le squadre da seguire. Adesso abbiamo definitivamente introdotto un'ulteriore novità, ovvero il calcio femminile. Tra l’altro le nostre due nazionali Under19 si sono affrontate recentemente con la Finlandia, poiché erano nello stesso girone di qualificazione agli Europei di categoria, che comprendeva anche il Kazakistan. Rispetto agli esordi, ciò che non è mai cambiato è la passione che ci anima. Potremmo dire che oltre a essere un sito è un punto di riferimento. Siamo cinque ragazzi che lavorano costantemente per fornire il maggior numero di notizie agli appassionati lettori che ci seguono. La nostra redazione è come una piccola grande famiglia composta da Francesco Cositore, che è il fondatore, Fabio Quartino che è recentemente diventato papà (ancora tanti auguri!), Mattia Giodice, Giuseppe Emanuele Frisone e Cristiano Romanelli. Oggi siamo un bel team che si diverte raccontando (e racconta divertendosi) il calcio islandese e faroese dando uno sguardo anche a quello groenlandese per motivi di vicinanza geografica, ma non solo.

Quali sono i vostri sogni e le vostre speranze per il futuro, a breve e lungo termine?

Il nostro sogno è sicuramente augurarci che i nostri followers ci continuino a seguire con tutto l’entusiasmo e la passione che ci dimostrano ogni giorno. La nostra più grande vittoria è vedere come e quanto viene apprezzato il “lavoro” che facciamo tutti i giorni e speriamo che siano sempre contenti di come gestiamo il Blog. È bello vedere che molti lettori hanno stretto delle amicizie tra loro proprio grazie a noi. Abbiamo un discreto pubblico anche in Islanda e nelle Fær Øer, quindi niente potrebbe andare meglio in questo senso. Con le nostre nazionali abbiamo diversi sogni. L’essere umano vive di sogni e non c’è niente di più bello che sognare di poterli realizzare. Ci piacerebbe a breve termine, ragionando sui prossimi due anni, vedere almeno una squadra islandese in una delle due competizioni europee. Sogno condiviso per le squadre faroesi. Cercare di fare un buon europeo con la nazionale islandese femminile e le possibilità ci sono tutte, dato che sicuramente quella di Freyr Alexandersson è la nazionale più forte di sempre e, possibilmente, superare la fase a gironi con la nazionale maschile islandese Under21 agli Europei di categoria, se dovesse qualificarsi come tutti ci auguriamo per Poland 2017.
Con la Nazionale maggiore, qualificarsi ai Mondiali 2018 è l’obbiettivo ormai dichiarato da tutti.
Per la nazionale faroese, il nostro sogno è riuscire a totalizzare più di tredici punti nel girone e dare quanto più fastidio possibile alle “grandi”.
Ragionando a lungo termine, ci piacerebbe un giorno seguire le varie nazionali islandesi e faroesi in ogni categoria e i club dalla Pepsideild e dall’Effodeildin in giù, tutti insieme da vicino. Vedere ammessa la nazionale groenlandese alla UEFA e alla FIFA. Continuare a crescere insieme, realizzare dei progetti per il Blog a cui stiamo pensando in questi giorni e naturalmente vincere qualcosa di importante a livello internazionale.
Siamo anche molto romantici, dunque il più grande sogno in assoluto che ci piacerebbe realizzare, non così tanto difficile in realtà, è qualcosa che Paolo Condò ha detto durante Euro2016, dove noi non possiamo non condividere: Eiður Smári che lascia la nazionale islandese per far posto a suo figlio, Sveinn Aron. La storia si ripeterebbe, di padre in figlio.


martedì 20 settembre 2016

Diario di un italiano in Finlandia / Capitolo 2: Tampere (con intervista a Lauri Ala-Myllymäki)

Dopo aver salutato Helsinki, giovedì 15 settembre mi dirigo con la mia signora verso l'interno del paese, per la precisione verso la bella città di Tampere, distante dalla capitale soltanto due ore di autobus. Ad accogliermi il mitico Marco Baruffato (anche lui intervistato qualche mese fa, analogamente all'amico Domenico Pardo), vero e proprio "tuttofare" all'interno della società dell'Ilves, ed attualmente allenatore della squadra femminile, che milita nella massima serie nazionale. Anche quella maschile però va benone, è infatti nelle prime posizioni della Veikkausliiga. Niente male, considerando che erano partiti per salvarsi.
La partita con il VPS è in programma venerdì 16, quindi ho tempo per fare un giro a Kauppi, una enorme distesa verde di campi da calcio nei quali si allenano un po' tutte le società di Tampere. E vige la massima democrazia: se il comune decide che (esempio) alle 14 si allenano le giovanili del TPV (squadra di terza divisione) e alle 16 la prima squadra dell'Ilves, non si transige. Per l'ennesima volta penso all'Italia e mi viene da ridere.


Il centro sportivo di Kauppi

Ad ogni modo, alle 18.30 termina l'allenamento della squadra maschile e inizia quello della femminile, allenata da Baruffato. Ho quindi l'occasione per vedere da vicino tutti i ragazzi dell'Ilves. Saluto Marco Matrone (ovviamente in italiano!), scambio quattro chiacchiere con Jarkko Wiss (che a dispetto dell'età è ancora capace di piazzare un lancio a 50 metri, visto con i miei occhi) facendogli i complimenti per l'ottima stagione sin qui disputata, ma soprattutto riesco ad avvicinare il mio pupillo (e non solo mio) Lauri Ala-Myllymäki. Di seguito la nostra breve conversazione:

Lauri, sei considerato da molti come una delle maggiori promesse del calcio finlandese. Cosa pensi al riguardo?
Mi sento bene e sto lavorando duro ma non ho ancora fatto nulla, so che c'è ancora molto da lavorare e da imparare per proseguire al meglio la mia carriera.
Cosa pensi della stagione dell'Ilves? Eravate partiti per salvarvi, ma siete tra le prime...
Sì, è un'ottima stagione finora. Abbiamo evitato sin da subito la battaglia per non retrocedere e siamo davvero contenti dell'annata disputata.
Segui il calcio italiano? Cosa ne pensi?
Sì, ogni tanto mi capita di vedere qualche partita di serie A, anche se non ho una vera e propria squadra preferita.
Cosa vedi nel tuo prossimo futuro?
Ovviamente spero di diventare presto un calciatore professionista all'estero. Mi piace molto la Premier League, il mio sogno sarebbe di giocare lì un giorno!

E noi ovviamente glielo auguriamo. 



Lauri Ala-Myllymäki. Tra qualche anno non dite che non ve l'avevo detto...

Dopo la breve ma piacevole intervista con Lauri, inizia l'allenamento delle donne. Ora, io non sono un grande esperto di calcio femminile, e quelle poche partite che ho visto non è che mi abbiano fatto chissà quale impressione. Volete un consiglio? Andate a vederle giocare dal vivo. In quell'ora e mezza ho visto certe cose da far impallidire molti maschietti. La partitella finale, poi, l'hanno giocata come fosse la finale dei mondiali. E dovevate vedere che razza di castagne tiravano! E quasi tutte sotto l'incrocio. Impressionanti. Senza contare che molte ragazze erano impegnate con le varie nazionali finlandesi e quindi, quel giorno, non erano presenti. L'unico imprevisto che mi è capitato durante questa piacevole giornata è stato un po' di freddo. L'ho parzialmente superato aiutando Mikko Kavén, ex portiere del Tampere United (anche 15 presenze in nazionale per lui) e ora preparatore, a raccattare qualche pallone terminato nel parcheggio del Kauppi.

Baruffato e le ragazze dell'Ilves Naiset

Venerdì 16, ore 18.30. Inizia la partita! L'Ilves affronta in casa il VPS, una gara difficile per i gialloverdi; entrambe le squadre sono nelle zone di alta classifica e una vittoria spingerebbe una delle due verso il terzo posto. Il "Tammela" è il piccolo stadio delle linci, a poche centinaia di metri dal centro della città (noi ci siamo arrivati comodamente a piedi). Molto bello, con la tribuna a ridosso del campo (e divisa solo da una sbarra di ferro, cosa che non mi ha impedito di salutare Matrone dandogli un bel "cinque" di incoraggiamento e complimentandomi per le 200 partite in Veikkausliiga), ma si vede che necessita di qualche ritocco. Gli spogliatoi, per dire, sembrano quelli di una nostra squadra di Eccellenza. Il comune ha comunque in programma di rinnovarlo a breve e portare la capienza a 6.500 posti, rispetto ai 5.000 attuali.

Gli spogliatoi del "Tammela". C'è di meglio!

Marco Matrone fa 200 in Veikkausliiga. Onnea!

Squadre schierate, si parte!

La gara è molto tirata e decisamente noiosa, conclusioni in porta non se ne vedono e, come non bastasse, Ala-Myllymäki è in panchina (entrerà a pochi minuti dal termine) causa turnover. In compenso non ci si annoia. Con Baruffato (che mi ha raggiunto a metà primo tempo) si chiacchiera di giocatori, di tattica...insomma, di calcio. Ho anche l'occasione di gustarmi una "makkara" (salsiccia tipica finlandese, una sorta di hot dog) a fine primo tempo. Sempre nell'intervallo, Baruffato mi presenta a due suoi ex giocatori: il primo è Mbachu Emenike, nigeriano ora in forza all'Haka in seconda divisione, mentre il secondo è Omar Khary, che gioca nel PK-35 Vantaa ma quel giorno è infortunato e ne ha approfittato per fare un salto a Tampere. Proprio con Khary scambio due parole e, quando gli dico che ho una pagina FB chiamata "Calcio Finlandese", mi guarda sbigottito e fa: "Ah ma la conosco, ti seguo!". E chi se lo aspettava???
Ad ogni modo, il canovaccio della gara non cambia di molto nemmeno nella ripresa, e lo 0-0 resiste fino alla fine. Prima di andarcene, però, Baruffato chiama a sé Toni Hevonkorpi (ex giocatore anche lui e ora direttore sportivo dell'Ilves), che omaggia me e la mia signora di una sciarpa ciascuno. Sì, ora anche noi siamo due "Tamperelaiset" doc! 

Kiitos Toni! Kiitos Ilves!

Siamo giunti così al termine del nostro viaggio finlandese. Una settimana bella ed intensa, due partite, giocatori che avevo visto solo su Internet conosciuti di persona (e non potete capire che emozione, per me che ne scrivo le gesta tutte le settimane), e amici anch'essi incontrati dal vivo per la prima volta, che hanno dimostrato di essere davvero persone squisite. 
L'unico augurio che mi faccio è soltanto quello di poter tornare il prima possibile nel paese che idolatro da quasi vent'anni. Perché, riprendendo il buon Venditti, certi amori mica finiscono...

lunedì 19 settembre 2016

Diario di un italiano in Finlandia / Capitolo 1: Helsinki


Come tutti i miei followers ormai avranno saputo, dall’11 al 18 settembre sono stato in Finlandia. Oltre ai motivi prettamente turistici (a proposito: Helsinki, Porvoo e Tampere, per chi non c’è mai stato, meritano assolutamente una visita), la ragione principale che mi ha spinto ad intraprendere questo viaggio è il calcio.
Sono riuscito a mettere insieme, in questi sette giorni, ben due partite (una a Helsinki e una a Tampere). Si comincia lunedì 12 al "Sonera" con HJK-Lahti. Ad accompagnare me e la mia signora allo stadio, un Cicerone d'eccezione: Domenico "Miko" Pardo (che avevamo intervistato qualche mese fa), di professione tifoso del SJK ma nella capitale per motivi di studio.
Prima del suo arrivo, però, ho il tempo per effettuare un "sopralluogo". L'entrata principale dei giocatori, infatti, dà proprio su Urheilukatu, la via dello stadio: se sono fortunato riesco a beccarne qualcuno. E infatti li becco. Tutti. Ma proprio tutti! Arrivano a piedi. Niente macchinoni, niente autobus-astronavi. Attraversano la strada, come cittadini qualsiasi, ed entrano tranquilli in spogliatoio. Penso all'Italia, con gente che gioca in serie D e arriva al campo pettinata come Ronaldo, e mi viene da ridere.

Al Sonera mi accoglie il "re": Jari Litmanen

Per primo arriva il portiere Dähne (che non lo sa ancora, ma passerà una giornataccia), poi Alho, Kohlemainen, Jalasto, la leggenda Forssell, Alfredone Morelos. E anche il mister, Mika Lehkosuo. Giacca impeccabile ed in gran forma. Quando gli dico che sono di Perugia sgrana gli occhi. Mi chiede della situazione attuale della squadra, poi alza lo sguardo al cielo e mi dice "Good weather today". Magari meteorologicamente sì, ma presto sul Klubi pioveranno gol (e critiche).
Ho anche tempo per scambiare due chiacchiere in italiano con Oduamadi (chi se lo ricorda?), indisponibile causa infortunio. Un ragazzo davvero simpatico e gentile, che dopo aver girovagato i campi più disparati della nostra serie B, sembra aver trovato la sua dimensione in Finlandia.

"I'm from Perugia" "Oh, really??"
Toni Kohlemainen e "Mikelone" Forssell

Il simpaticissimo Oduamadi

Nel frattempo è arrivato anche Domenico. Proviamo ad avvicinarci ai cancelli, che però aprono alle 18.00 (la partita inizia alle 18.30). Con nostro grande stupore, due degli addetti alla sicurezza (quelli che ti perquisiscono all'entrata, per capirci), sono italiani. Dopo aver parlato qualche minuto, con inevitabile riferimento al cibo (che in Italia è buono, qui fa schifo, eccetera), nell'attesa ci concediamo un espresso ad un bar vicino, che in realtà è un ristorante thailandese. Per trovare un espresso decente a Helsinki devi andare dai thailandesi. Adoro questa città.
Superiamo senza problemi i controlli, ma c'è una cosa che Domenico non ha capito: i biglietti li ho presi nella curva dell'HJK. Siamo, in pratica, in mezzo agli ultrà. Il nostro amico si sente come Fantozzi nella trincea scozzese e cerca di nascondere l'imbarazzo intonando, di tanto in tanto, qualche coro (ma con un occhio sempre al telefono per vedere cosa fa il suo Kerho, impegnato a Rovaniemi).
Comincia la partita. Il Klubi fatica a rendersi pericoloso, del resto il giapponese Tanaka è ancora infortunato, ed è lui sinora ad aver praticamente retto tutto il centrocampo della squadra. Il Lahti ne approfitta e passa prima al 36' con Multanen su azione di corner, in seguito su rigore al 43', guadagnato e trasformato dal gioiellino Tuominen. La curva comincia a mugugnare, si sentono già i primi "Ulos Bana" (ovvero "A casa Bana", che sarebbe il soprannome di Lehkosuo). A inizio ripresa una frittata della difesa ospite permette a Morelos di involarsi tutto solo e realizzare la rete dell'1-2. Un fuoco di paglia, perché 14 minuti dopo Paananen (mio pupillo dai tempi del KuPS) segna l'1-3, e qualche minuto dopo Kärkkäinen mette dentro il gol del clamoroso 1-4 (che però mi perdo a causa di un bisogno irrefrenabile causato dalle due birre ingurgitate nel prepartita e all'intervallo).
Con un punteggio così l'arbitro ha sicuramente poche colpe, ma per la curva è comunque "Huono tuomari, huono ihminen" ("Cattivo arbitro, cattiva persona"). Questo è l'insulto più pesante che gli hanno rivolto. Anche qui faccio il confronto con l'Italia e sorrido amaramente.

HJK-Lahti 1-4. Domenico non sembra troppo dispiaciuto del risultato...

La sconfitta dell'HJK non cancella un tramonto straordinario

La partita finisce in disfatta per l'HJK (che perderà anche qualche giorno dopo contro l'Inter Turku, mettendo così seriamente a rischio il titolo), ma noi ci siamo comunque divertiti. Anche Domenico, che ha potuto gioire sia per la sconfitta del Klubi che per il pareggio, in extremis, del SJK a Rovaniemi, grazie ad un gol di Billy Ions.
La mia avventura però continua. Ora mi aspetta Ilves-VPS a Tampere, venerdì 16.

sabato 23 luglio 2016

Arto Tolsa: un eroe silenzioso


Arto Tolsa durante un'intervista (immagine: yle.fi)

La storia sportiva di un paese non è fatta solo di eroi celebrati da libri e, più recentemente, da radio, tv e internet.
Ci sono anche persone che, dopo una carriera straordinaria, se ne vanno in punta di piedi, in silenzio. Un tipico silenzio finlandese. Solo dopo, quando oramai non si può più tornare indietro, ci si rende veramente conto di quanto quelle persone abbiano significato. 

Arto Tolsa nasce a Kotka, città della Finlandia meridionale, il 9 agosto del 1945. L'Europa si sta leccando le ferite di guerra, e meno di un mese dopo il mondo avrebbe scoperto la spaventosa potenza della bomba atomica. La Finlandia, dopo la guerra d'inverno, è in ottimi rapporti con l'ingombrante vicino russo, grazie alla mediazione del generale Mannerheim, e la sua neutralità a livello internazionale (la cosiddetta "linea Paasikivi", dal nome del presidente della Repubblica che per primo la adottò, proseguita poi anche da Urho Kekkonen) le garantisce una relativa tranquillità economica e sociale.

Il calcio inizia pian piano a prendere piede anche in Finlandia, seppur con una dimensione ancora quasi del tutto dilettantistica. E nel Kotkan Työväen Palloilijat (o, se preferite, KTP), inizia a farsi strada questo ragazzone di 186 cm. Esordio in prima squadra a 18 anni, nel 1963, e gol. Tanti gol. 108, per la precisione, in 130 partite di campionato. Una media pazzesca, persino in quegli anni. Il KTP vince la Coppa di Finlandia nel 1967 e Tolsa attira su di sé le attenzioni di molte squadre, anche e soprattutto estere. La consacrazione definitiva avviene il 25 giugno del 1969. A Helsinki si disputa una partita per le qualificazioni ai mondiali messicani. Avversario, la Spagna. Il ruolino dei biancazzurri, fino a quella gara è impietoso: tutte sconfitte, e che sconfitte! 2-1 e 6-1 dal Belgio, 5-1 e 9-1 dalla Jugoslavia. La Finlandia è praticamente lo sparring partner del girone, ma contro gli iberici è un'altra musica: in venti minuti la squadra va sul 2-0 e il risultato non cambia più fino al triplice fischio. È la più grande impresa del calcio finlandese, che prima di allora aveva vinto soltanto una partita nelle qualificazioni a mondiali ed europei. Arto Tolsa segna il secondo gol ed è pronto a spiccare il volo. Destinazione, Belgio. 

Al Beerschot, club di Anversa, Tolsa arretra il suo raggio d'azione, passando da attaccante puro a libero. E i risultati non tardano ad arrivare. Con la formazione belga gioca fino al 1979, collezionando 200 presenze, 14 reti e due coppe del Belgio, oltre ad essere nominato per tre volte "calciatore finlandese dell'anno" (nel 1971, 1974 e 1977). Poi il ritorno a Kotka, dove chiude la carriera nel 1982, facendo in tempo a vincere un'altra coppa nazionale due anni prima. È in assoluto il miglior giocatore della storia del KTP (201 presenze e 126 reti totali), oltre che, fino ad allora, quello con più presenze in Nazionale (77, con 9 reti).


Lo stadio di Kotka, rinominato nel 2000 "Arto Tolsa Areena" (immagine: openbuildings.com)

Dà così tanto al calcio che, quando si ritira, la tristezza e la solitudine prendono il sopravvento. Qualche lavoro saltuario, la carriera di allenatore che non decolla, la routine della vita quotidiana, e l'alcol che comincia a farsi strada. Una spirale senza fondo, che trova il suo termine il 30 marzo del 1989, quando Kotka apprende la notizia che Arto Tolsa, uno dei suoi figli più celebri, se n'è andato a 43 anni.

Tolsa è stato inserito nella Hall of Fame del calcio finlandese nel 1993 e, sette anni dopo, gli è stato intitolato lo stadio di Kotka. Riconoscimenti doverosi per un campione andatosene troppo presto, e in silenzio. Un tipico silenzio finlandese.

venerdì 1 aprile 2016

Da Reggio Calabria a Seinäjoki, dai dilettanti allo scudetto: intervista esclusiva con Domenico Pardo!




Domenico Pardo (a sinistra) festeggia il titolo vinto dal SJK insieme a Marco Matrone,
giocatore italo-finlandese ora in forza all'Ilves

Tempo fa mi sono imbattuto in un video dove la curva del SJK cantava festante, dopo che la squadra di Valakari aveva vinto il titolo. Tutto mi sarei aspettato di sentire, tranne un ragazzo che urlava in italiano "I campioni di Finlandia siamo noi!". 
Quel ragazzo si chiama Domenico "Miko" Pardo, vive e lavora a Seinäjoki e ci ha concesso questa intervista davvero molto interessante, da leggere tutta d'un fiato!

Ciao Domenico, e grazie per aver accettato la nostra proposta! Cominciamo con una tua breve biografia e spiegaci come mai vivi in Finlandia.

Sono arrivato in Finlandia quasi due anni fa, nel luglio del 2014. La mia fidanzata (e futura moglie) è di nazionalità ungherese: vivevamo insieme a Reggio Calabria, la mia città natale, ma ha ricevuto un'offerta di lavoro interessante proprio dalla Finlandia ed ha iniziato a fare il medico qui a Seinäjoki. Possiamo dire che mi sono gettato in questa avventura per ragioni di cuore!
 
Qual è stata la tua prima impressione di questo nuovo paese? 

All'inizio non è stato semplice: Seinäjoki non è una metropoli, non è Helsinki: pochi locali, poca gente per strada. E poi clima e cibo decisamente "in contrasto" con il sud Italia da cui provengo! Ma una volta che sei dentro il tessuto sociale, cambia tutto. Si può dire addirittura che, parlando di rapporti umani, sia una città molto "calda"! Ho iniziato, come tutti gli stranieri che arrivano in Finlandia, a frequentare i corsi di lingua finanziati dallo Stato. Nonostante la famigerata difficoltà della lingua finlandese, sono riuscito ad ottenere ottimi risultati in breve tempo, proprio perché ritengo la comunicazione una tappa fondamentale per l'integrazione in un paese straniero. Ed anche se una buona parte della popolazione finlandese parla perfettamente inglese, comunicare nella loro lingua ti apre le porte ad amicizie, contatti e vita lavorativa. Infatti ho ricevuto un'offerta di lavoro come insegnante di italiano (in Finlandia esistono strutture statali chiamate "Kansalaisopisto", dove è possibile studiare lingue, musica, teatro, cucina ecc.). Con grande sorpresa, ho scoperto che i finlandesi amano la nostra lingua, cultura e tradizioni: essere italiani da queste parti è sicuramente (e per fortuna!) un vantaggio! Oltre a studiare finlandese e ad insegnare italiano, lavoro anche nelle scuole primarie come aiuto insegnante; i bambini offrono sempre grandi soddisfazioni, donano entusiasmo e ti aiutano molto a farti comprendere il funzionamento di una società nuova. 

Parole sacrosante! Ora però parliamo di calcio: com'è nata la tua passione?

Ho iniziato a seguire la Reggina, la squadra della mia città, sin da piccolo. Andavo allo stadio assieme ai miei zii, negli anni '80, e ricordo i derby "roventi" contro il Messina. La passione è aumentata con gli anni e sono riuscito a godere pienamente della più grande gioia per i tifosi amaranto, ossia la promozione in serie A il 13 giugno del 1999. Momenti indimenticabili, vissuti sempre in curva e molto spesso in trasferta, dalla serie C alla serie A, da gioie incontenibili come lo spareggio di ritorno a Bergamo contro l'Atalanta, a dolori come la sconfitta interna contro l'Hellas Verona (ed il goal all'88' di Cossato, che ci ha condannati alla serie B). Il fallimento della società e la retrocessione tra i dilettanti rappresentano ancora ferite aperte, per me e per tutti i miei concittadini.

Un vero ultrà, insomma! E a Seinäjoki come hai fatto a diventare uno dei "membri" della curva?


Il movimento ultras in Finlandia è acerbo, gli impianti sono piccoli e l'atmosfera è freddina (in tutti i sensi!). Da questo punto di vista mi ritengo fortunato, perché sono andato la prima volta allo stadio quasi per scherzo, e durante l'intervallo sono stato subito invitato dagli ultras locali del SJK a vedere la partita con loro. La curva del SJK è molto particolare: non vi sono solo finlandesi, ma anche inglesi, scozzesi ed altri stranieri che vivono e lavorano qui. All'inizio comunicavo in inglese poi, con l'aumentare delle mie conoscenze linguistiche, sono riuscito ad entrare in contatto con tutti i ragazzi della curva (il nome del gruppo è "Klopit", che in gergo stradaiolo finlandese significa "Ragazzi"). Fondamentale per me è stato l'incontro col capo degli ultras: si chiama Lari Paski ed è un 40enne con alle spalle una grande esperienza curvaiola ed in generale calcistica. Segue tutti i più importanti campionati, sia d'Europa che del mondo, ama il calcio ed il mondo ultras in tutte le sue forme più variopinte. La sua passione e la sua profonda conoscenza hanno dato il "la" alla mia avventura in curva qui a Seinäjoki; oramai posso annoverarlo fra i miei migliori amici ed è grazie a lui che sono entrato in questo mondo dalla "porta principale"! Da quel momento ho partecipato sempre più attivamente alle partite (sia in casa che in trasferta) e ho avuto la fortuna di assistere alla vittoria del primo storico scudetto per questa formazione di provincia, che ha saputo battere tutti i record nel giro di poco tempo (infatti milita nella massima serie da solo 2 stagioni). Voglio anche citare, come curiosità, gli incontri molto importanti con due giocatori: Mehmet Hetemaj, che ha militato qualche anno fa nel campionato italiano, ed in particolare nella mia Reggina, e Marco Matrone, giocatore di passaporto finlandese ma di chiare origini italiane.

Che cosa pensi del movimento calcistico finlandese? E in particolare, della squadra della tua nuova città, che grazie allo scudetto appena conquistato si candida ad essere una delle società più importanti del paese (anche con la costruzione del nuovo stadio)?


Parto con una battuta. Quando un italiano segue il calcio finlandese è fondamentalmente per due ragioni: o vive in Finlandia o ha qualche rotella fuori posto! (nel mio caso, la seconda! ndr)
Ovviamente si fa per ridere, ma la verità è che il primo approccio non è di certo facile. La qualità del gioco e dei nomi che scendono in campo non è delle più alte, anche se nel SJK militano
calciatori che sicuramente sono di livello più "europeo", come ad esempio il portiere estone Mihkel Aksalu e Roope Riski. Lo stadio nuovo, costruito in tempi record, verrà inaugurato a giugno e sarà un'ulteriore molla per lo sviluppo di tutto il movimento calcistico finlandese. La crescita decisiva deve però passare, per forza di cose, anche dal team nazionale, ancora molto indietro tecnicamente rispetto ai paesi vicini, come Svezia, Norvegia e Danimarca (e purtroppo ce ne siamo accorti dalle ultime amichevoli della nazionale ndr).

Torniamo a parlare della tua vita di tutti i giorni in Finlandia: cosa pensi di questo paese dal punto di vista delle persone, dello stile di vita, della qualità dei servizi...? Hai intenzione di rimanere o nel futuro vorresti tornare in Italia?


Alla domanda ho risposto in gran parte prima, in ogni caso è importante dire che la Finlandia non è una nazione particolare...è proprio diversa in tutto! I finlandesi non si sentono né scandinavi, né europei. La particolarità del loro idioma (non è una lingua indoeuropea ndr) si riflette su tutti gli aspetti della loro vita. La Finlandia la scopri davvero solo quando ci vivi, quando sei in mezzo ai finlandesi, quando entri nei meccanismi che scandiscono le loro giornate, quando comprendi che nulla si ferma neanche con 30 gradi sottozero, e che la tranquillità e la sicurezza per le strade, così come nelle scuole, sono valori e diritti fondamentali ed irrinunciabili. La Finlandia è fiera della sua storia, che in apparenza potrebbe risultare breve e scarna, ma che invece offre spunti unici, così come la natura sconfinata, il rapporto che questo popolo ha con i laghi, le foreste, le aurore boreali, l'avvicendamento (tanto brusco quanto incredibile!) delle stagioni. Insomma, la Finlandia è molto di più che la terra di Babbo Natale o la modernità della capitale Helsinki!
Certo, l'Italia, ed in particolare Reggio Calabria, mi mancano sempre, ma dopo aver viaggiato per molti paesi europei, posso affermare che la Finlandia è il posto migliore che ho visto per poter formare una famiglia e crescere dei figli. Il sistema scolastico e lo stato sociale sono il fiore all'occhiello di questa terra, dunque sono proprio felice di poter dire che non sono qui soltanto "momentaneamente".

E noi ovviamente siamo felici per te! Un'ultima domanda: cosa pensi del blog e della pagina FB "Calcio finlandese" e che consigli ci puoi dare per aiutarci a crescere ancora?

All'inizio ero un po' sorpreso, perché non è facile immaginare italiani fan del calcio finlandese, ma proprio la sorpresa iniziale mi ha fatto seguire con interesse le vicende di questa pagina Facebook. Il lavoro che c'è dietro è di tutto rispetto, informazioni sempre puntuali e precise, un punto di vista obiettivo e realistico, nonostante la distanza. Consigli per crescere? Più spazio al movimento ultras e più interviste con i protagonisti di questo campionato unico. Unico come la Finlandia!

Grazie mille Domenico per questa bellissima chiacchierata. Speriamo di poterti venire a trovare presto a Seinäjoki!

Grazie a voi e sempre forza SJK! Terveisiä italialaisille Suomesta! Heippa! (Saluti agli italiani dalla Finlandia! Ciao!)