venerdì 26 ottobre 2012

Freddo, silenzio, benessere, Helsinki!

Sarebbe inutile stare qui a raccontare giorno per giorno quello che si è e non si è fatto. Tanto vale, dunque, dividere la mia cinque giorni a Helsinki per macro-argomenti.

- la Lufthansa: i crucchi avranno mille difetti, ma in quanto ad organizzazione ci sanno fare. Check-in tramite terminale in aeroporto, quotidiani, cibo e bevande aggratise. Forse sono l'unico a sorprendersi ma mi perdonerete, sono abituato a Ryanair dove momenti devi pagare anche per andare al cesso.

Il momento atteso dal 1998: Mamo a Senaatintori.
- la città: media per i nostri standard, metropoli per i loro. 500 mila abitanti, un milione considerando le città-satelliti (Espoo, Vantaa etc.), è il cuore pulsante del paese. Non c'è moltissimo da vedere come per esempio a Stoccolma (anche se mezza giornata a Suomenlinna vale davvero la pena), ma è comunque funzionale, tranquilla (non ho mai, MAI sentito un automobilista suonare il clacson) e straordinariamente sicura. In quale altro posto una ragazza bionda, alta e bona con tacchi e pantaloni attillati (giuro) farebbe l'autostop in tutta tranquillità al terminale del porto con un cartello indicante la destinazione? Chissà a farlo a Fontivegge cosa succederebbe. 

- il silenzio: finché lo leggevo sulle guide o in rete non ci credevo, ma ora posso dirlo. I finlandesi sono SILENZIOSI. Sali in tram, non vola una mosca. Passeggi per strada, zero. Vai allo stadio (vedi sotto), il più casinaro ero io quando dicevo "passala" e "bravo". Solo un po' di confusione al mercato coperto, ma niente di che. Il minimo indispensabile.

Non è una favola, è Suomenlinna.
- il calcio: penultima giornata di campionato e ultima in casa per Antti Muurinen, che da queste parti è una leggenda. Anche se devo ancora capire il coro che gli hanno dedicato i tifosi ("sexy football Antti Muurinen". Un calcio sexy com'è?). Comunque: tribuna silenziosa, curva casinara, tifosi del Lahti altrettanto (erano una cinquantina ma sembravano molti di più), dai quali tra l'altro sono riuscito a carpire "HJK paska" ("HJK merda") e, soprattutto, "Haista vittu", che mi ha reso estremamente orgoglioso.
Il modo di vivere il calcio che hanno qui è incredibile: i giocatori arrivano al campo a piedi o in autobus, si fermano a parlare, fare autografi, scattare foto. Entrano dalla porta principale, basta aspettarli. Mäkelä, Okkonen, Pohjanpalo, Wallén, Savage...tutti lì che passano accanto al ciclista o alla coppia di anziani che passeggia. D'accordo, siamo in Finlandia, d'accordo, il campionato è quello che è...ma ho visto giocatori di serie D dalle nostre parti tirarsela molto più di loro.
La sala stampa? Un tavolo e due sedie per gli allenatori, qualcuna in più per i giornalisti, un microfono. Stop. Ed è adiacente al bar. Io l'ho seguita dall'esterno senza che nessuno mi dicesse alcunché. Provate a farlo qui.

Joel Pohjanpalo, campioncino in erba scuola HJK.
- il freddo: quando sono arrivato faceva pioggia mista a neve e credo che la temperatura non sia mai salita sopra i 7-8 gradi. Alle sei cominciava a fare buio e si andava tutto il giorno in giro bardati con cappotto e guanti. Non voglio e non oso immaginare quello che può essere il clima tra un paio di mesi.

- il cibo: premesso che, appena tornato ieri sera, mi sono fatto fuori due etti di spaghetti col pomodoro, non si mangia male. Il salmone e le aringhe ovviamente la fanno da padroni, ma non mancano carne e verdure. Il pane di segale, poi, è incredibilmente buono. Unica pecca: mangiare fuori costa un casino di soldi, ma d'altronde il tenore di vita è alto, quindi ci sta (e nonostante ciò, il gasolio costa 1.5 euro al litro. Ci siamo capiti).

- l'Estonia: una gitarella volante a Tallinn non poteva mancare. Due ore di traghetto e ci si toglie il pensiero. Città molto bella e straordinariamente tecnologica. Centinaia di reti wifi gratuite, cibo buono ed economico, questa piccola nazione sta entrando di prepotenza in quelle con le prospettive migliori in Europa. Da noi l'euro era stato (ed è tuttora) un trauma, per loro rappresenta un'opportunità. Questione di stile e buon governo, considerando anche che il loro debito pubblico è pari al 7% del PIL (come il nostro, più o meno).

Raekoja Plats, Tallinn.

Da Oscar la figura di merda all'ufficio del cambio, dove sono andato per cambiare valuta poiché credevo che si usasse ancora la corona estone.

- il ritorno: ieri, nel tardo pomeriggio, con il solito scalo a Francoforte. Ero in felpa e maglietta a maniche lunghe (con cappotto sottobraccio) e mi hanno accolto la vampa romana, mezz'ora di attesa per ritirare il bagaglio e la Fornero che ci accusa di essere "choosy". Bentornato in Italia, Mamo.

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