giovedì 18 ottobre 2012

Non è un paese gutturale

E così siamo arrivati alla vigilia dalla mia partenza per la Finlandia. D'accordo, non è proprio una vigilia e d'accordo, sto via solo cinque giorni, ma non potevo pretendere di più in un paese che ha una strana idea di "low-cost". Come tutte le nazioni del nord Europa, tra l'altro.

La passione smodata per la terra dei millemila laghi nacque in terza media. La prof di inglese ci aveva dato l'opportunità di corrispondere con ragazzi di altre nazioni tramite lettere (la mail, da noi campagnoli, doveva ancora arrivare). Io scelsi proprio la Finlandia. Non so perché. Una cosa, però, mi aveva colpito: sulla cartina, guardando le varie città, mi sarei aspettato, essendo in nord Europa, di trovare nomi, per così dire, "gutturali". Invece vado a guardare e leggo Rovaniemi, Lahti, Kemijärvi, Jyväskylä...E che è?

Helsinki non è poi così bislacco, come nome.  E nemmeno come città, mi auguro.

Col senno di poi e studiando l'origine della lingua ora lo so, ma 14 anni fa tutti quei nomi bislacchi mi avevano incuriosito. Così iniziai la mia corrispondenza, che durò più o meno tre anni, con un ragazzo di un paesino della Finlandia centrale. E da lì poi cominciarono le ricerche su popolazione, lingua, costumi, eccetera (anche se l'esistenza dei Dudesons l'ho appresa soltanto 2 giorni fa).

Ho imparato così che i finlandesi sono uniti da meno tempo di noi (1918); che vanno orgogliosi della propria lingua, come una sorta di identità nazionale; che il finlandese non è una lingua indoeuropea ma ugro-finnica e che, estone a parte, non trova nessun riscontro diretto con alcun idioma al mondo (l'ungherese dovrebbe azzeccarci qualcosa, ma ormai non sono più mutuamente intellegibili perché hanno avuto evoluzioni completamente differenti); che molti dei nomi buffi che leggevo a 14 anni sono la traduzione di luoghi geografici (koski = rapide, niemi = capo, lahti = baia, saari = isola, järvi = lago, joki = fiume) e che molti cognomi sono formati proprio da quel nome più il suffisso -nen, segno di un rapporto con la natura imprescindibile; ho imparato che i finlandesi parlano poco, anzi quasi per niente; ho imparato che l'alcool e i suicidi sono una triste piaga sociale che li affligge, ma che c'è anche tanto benessere e i servizi pubblici lassù funzionano, e anche bene; ho imparato che in Finlandia si disputa il campionato mondiale di trasporto della moglie, quello di lancio del telefonino, e che la specialità culinaria nazionale è il kalakukko, ovvero pane di segale ripieno di pesciolini e altra roba. Sarà il rimpianto più grande della mia vita, ma dubito che lo assaggerò.

E gli sport nazionali? Ho imparato pure quelli, tranquilli: hockey, sci, atletica e pesäpallo, una specie di baseball. Senza contare l'automobilismo e il rally, che da questo piccolo paese tira sempre fuori ottimi piloti. E il calcio? Seguito poco, ma gli appassionati ci sono. E il 22 mi godrò anche la mia prima partita di Veikkausliiga. Livello scarno, più o meno una C2 de noaltri, vediamo un po' che esce fuori.


Non è un uovo di Pasqua, ma il kalakukko. Io preferisco 'l pregiutto.

In conclusione, si tende sempre ad idealizzare un posto che hai visto soltanto in tv o al pc, quindi non so cosa mi aspetta di preciso. Il mio programmino tuttavia l'ho già fatto, poi a fine vacanza si tireranno le somme.
Una cosa però è certa: una volta tornato a casa, il primo compito da svolgere sarà mangiare gli spaghetti col tonno. Per il kalakukko se ne riparlerà.

2 commenti:

  1. il pane Vikka (pron: fika) della Svezia è uno dei più buoni che abbia mangiato.
    chissà se c'è della Vikka anche in finlandia?
    tervetuloa suomenpoika!
    m.

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